Battaglia di Curtatone e Montanara  (29 maggio 1848)

Breve antefatto

Ferdinando II di Borbone rinunciò alla campagna contro l'Austria per sedare la rivoluzione in Sicilia.

Negli stessi giorni a Napoli Ferdinando II decideva, di fronte ai moti della capitale del 15 maggio, di ritirarsi dalla guerra ancora prima che le sue truppe avessero aperto il fuoco sul nemico. Questa decisione scaturì anche da considerazioni politiche (fra cui la mancata formazione di una Lega italiana, dalla defezione di Pio IX e dalla necessità di riconquistare la Sicilia che si era costituita stato indipendente come Regno di Sicilia.

Il 21 maggio 1848 a poche ore dalla partenza della prima brigata del corpo di spedizione napoletano da Bologna per Ferrara, il comandante dell'armata Guglielmo Pepe ricevette l'ordine di tornare al più presto nel Regno delle Due Sicilie.

Nonostante la resistenza del generale Pepe, la ritirata fu inevitabile. Del corpo di spedizione borbonico un solo reparto rimase, il 10º Reggimento "Abruzzo" che era già da tempo con le truppe piemontesi. Tale reparto che si ritirerà in patria dopo la battaglia di Goito, era per di più a ranghi ridotti: i due battaglioni contavano 900 uomini complessivamente e 8 capitani su 12.

La Battaglia:

Il 25 maggio 1848 a Verona le forze di Thurn raggiunsero quelle di Radetzky, che due giorni dopo fece uscire dalla città il grosso dell'esercito riunito. Egli prevedeva un aggiramento da sud dell'esercito piemontese con la conseguente liberazione di Peschiera assediata e con la probabilità di ottenere una vittoria decisiva. Di fronte a lui, lungo le due sponde del fiume Mincio, da Peschiera fino a Mantova, era allineato l'esercito di Carlo Alberto. Radetzky pensò di iniziare la manovra appena fuori Mantova, presso i comuni di Curtatone e Montanara: il punto debole dello schieramento nemico. Qui erano posizionati 5.400 fra toscani e napoletani. Questi ultimi appartenevano ad un battaglione di volontari e al 2º Battaglione del 10º Reggimento "Abruzzo" che, contrariamente alle altre unità borboniche in Romagna, non viveva il dramma della defezione di Ferdinando II[

L'esercito austriaco uscì da Verona la sera del 27 maggio con un contingente di 45.000 uomini, diviso in tre colonne, comandate da Eugen Wratislaw (1º Corpo), Konstantin d'Aspre (2º Corpo) e Gustav Wocher (1781-1858) di riserva. Il giorno dopo l'armata arrivò a Mantova. Allarmato, il quartier generale piemontese provvide ad un concentramento di forze a Goito. Il 29, alle prime ore del mattino, gli austriaci passarono da Mantova sulla sponda destra del Mincio divisi in diverse colonne. Una di queste si diresse verso Governolo (una quindicina di km a sud-est di Mantova, sul Mincio) contro i parmensi e i modenesi. Altre due attaccarono appena fuori città le località di Curtatone e Montanara, e una quarta il vicino paese di San Silvestro per aggirare toscani e napoletani da sud.

Le tre colonne su Curtatone, Montanara e San Silvestro contavano in tutto almeno 20.000 soldati e 52 cannoni. Difendevano il primo paese 2.500 uomini, agli ordini del colonnello piemontese Campia, e 2.300 il secondo agli ordini del colonnello lucchese Giuseppe Giovannetti. Il resto degli uomini era posizionato in riserva. L'attacco vero e proprio venne sferrato dagli austriaci a Curtatone verso le 10 e 30. Respinto una prima volta, fu rinnovato con il fuoco dell'artiglieria e nuovamente respinto. Anche a Montanara si combatté tenacemente e solo fra le 13 e le 14 la linea avanzata dei difensori venne travolta. Dopo le 14 l'attacco si rinnovò ancora a Curtatone; fermato al centro si sviluppò ai lati e dopo le 16 il generale Cesare De Laugier, comandante la divisione toscana, ordinò il ripiegamento, che si compì ancora combattendo.

Toscani e napoletani lamentarono 166 morti, 518 feriti e 1.178 prigionieri. Gli austriaci ebbero 95 morti, 516 feriti e 178 dispersi. Il sacrificio degli italiani alla battaglia di Curtatone e Montanara non fu vano poiché consentì al comando piemontese, seppure con lentezza, di far affluire rinforzi a sud e attendere l'attacco austriaco a Goito, a pochi chilometri dai villaggi contesi.

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